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Fancy Food Show, Fabrizio Di Michele: “Ecco perché l’Italia è il Paese leader della fiera”

L’Italia continua a ricoprire un ruolo di primo piano negli Usa in molti settori, ma soprattutto nel food, infatti siamo qui anche per sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco. Abbiamo parlato di questo e altri temi strategici per rafforzare sempre di più la presenza del nostro Paese negli Stati Uniti con Fabrizio Di Michele, Console Generale d’Italia a New York.

Qual è il ruolo delle Istituzioni e come possono supportare le aziende italiane negli Stati Uniti e in particolare a New York?

Le istituzioni italiane, a partire dalla rete diplomatico consolare che fa capo alla nostra ambasciata a Washington con tutti i consolati generali ma anche gli Istituti del commercio estero, le camere di commercio, operano a sostegno dell’export, delle aziende e del loro approdo sul mercato americano.

Quando parliamo di cibo e vino, l’Italia si fa strada da sola, il made in Italy è estremamente ricercato e questo ci consente di fare numeri importanti – crescenti sull’export, ma anche di essere identificati con la qualità. Questo spiega perché l’Italia per la seconda volta di seguito sia il Paese leader del Fancy Food Show e spiega anche perché, storicamente, il nostro sia il padiglione più grande, con più aziende, stand e prodotti.

È molto importante anche il sostegno sul piano negoziale relativo alle questioni delle tariffe, è il tema che i questo momento interessa di più le aziende, le preoccupa maggiormente come preoccupa l’incertezza che regna da qualche mese. La nostra linea è di continuare a mantenere la calma e l’ottimismo perché alla fine il negoziato tra Ue e Usa condurrà verosimilmente a un deal equilibrato e giusto, sostenibile. Lo diciamo anche pensando all’interesse degli Usa, non soltanto delle aziende italiane. I nostri prodotti esportati qui creano valore nel mercato americano, c’è un effetto moltiplicatore notevole dall’importatore alla distribuzione.

Dobbiamo essere ottimisti sul tema dei dazi. Come in tutti i negoziati ci sono tensioni e momenti difficili però l’Ue, con il sostegno degli stati membri ha anche lei le sue cartucce. Si tratta di puntare a soluzioni soddisfacenti per tutti.

Negli ultimi anni quali iniziative ha portato avanti il Consolato per rafforzare le relazioni commerciali con gli Usa, soprattutto nel settore agroalimentare?

È un settore che si vende da solo – abbiamo tante attività insieme a Ice, come la rassegna della cucina italiana, partecipiamo a iniziative e attività. Il food cresce in maniera costante e regolare. Per questo, gli sforzi maggiori li compiamo su altri settori, che nonostante l’eccellenza, sul piano della percezione, fanno più fatica a essere riconosciuti come la meccanica strumentale o la farmaceutica che rappresentano un valore altissimo, sono di punta.

Guardando al futuro, quali sono le priorità del Consolato per sostenere le imprese italiane che vogliono affacciarsi al mercato americano?

Sul piano metodologico, vogliamo puntare al consolidamento ulteriore con le altre Istituzioni, a partire dall’Ice che lavora con e dentro il Ministero degli Affari Esteri, l’Ufficio commerciale dell’Ambasciata,  la Camera di Commercio. Nel merito delle iniziative, invece, un settore in cui food è coinvolto più di quanto si possa immaginare e che ha un potenziale enorme è l’innovazione. New York, dopo Silicon Valley, è l’ecosistema principale al mondo sul piano dei talenti, delle startup, delle Università e dei Centri di ricerca. Su questo fronte c’è tanto potenziale da realizzare ed è una nostra priorità farlo. Per l’anno prossimo, poi puntiamo molto sul nostro biotech.

Cosa vuol dire per un brand essere qui oggi, partecipare a un evento come il Fancy Food?

In questa fiera ci vogliono essere tutti e sì bisogna esserci ma non è solo un atto di presenza. In pochissimi giorni si creano tante opportunità economiche, strategiche soprattutto per le realtà più piccole e meno note, di nicchia ma di altissima qualità.

L’articolo Fancy Food Show, Fabrizio Di Michele: “Ecco perché l’Italia è il Paese leader della fiera” proviene da IlNewyorkese.

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